martedì 19 marzo 2013

PIANO/FORTE

Solo una melodia dolce
di un pianoforte,
ha potuto farmi uscire
dal consueto pensiero
sino a librarmi in aria,
nello spazio immortale,
e lasciare tutto ciò
che sta quaggiù.
Ho parlato, da solo,
con me stesso,
mi sono fermato,
ed ho visto il grande
movimento delle persone,
lo stress, i grugni mi hanno
fatto paura,
e la consapevolezza, muta,
che ogni cosa è stupida
e troppo piccola
a confronto con l’eternità,
mi ha straziato.
La mente ha creato un muro,
un’alleanza contro l’ignoto,
contro l’incomprensibile,
si è adagiata a giocare,
controvoglia, alla vita,
ma dalla faccia si capisce
che questa soluzione di comodo
non funziona.
La melodia del pianoforte
è finita,  tutto è alle spalle,
i suoni della civiltà
tornano a spadroneggiare,
la mente si richiude
nel contenitore,
il viso torna lugubre,
gli occhi perdono la vita,
lo spirito si addormenta,
e gli automi, piantati
in uno spicchio di terra,
se ne stanno lì inermi,
a non fare altro che sciocchezze,
abbandonati dai pensieri,
dai sentimenti, dall’illuminazione,
a vivere male, a dormire male,
a non voler morire male.

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