domenica 5 gennaio 2025

*

I limoni dei fiori

Hanno spremuto

Sacrifici e dolori

Di bellissime

Stelle lucenti.

Hanno sprecato 

La vita

Per dare un germoglio 

Di vita.

Mi mancherà

Questo odore d'estate,

L'eterno miracolo

Dei petali...

Così delicati

Come madri

Affrontano l'inverno 

E lasciano al calore

Del sole

Tutta la linfa

Che possono dare.

*

 Dentro centri

Di credo o divertimento,

In centri di salute

O assemblee,

In centri città...

 

Fabbriche dove riunita

Sta l'umanità...

Grandi saloni

Dove si ammassano

Corpi sudati e divertiti,

Preoccupati o allucinati...

Tutto un gregge

Che si muove all'unisono,

Senza cervello

In direzione di luci e suoni

E convinzioni...

 

Questo prepararsi

Al nuovo evento

Mi indebolisce,

Scappo veloce

Verso nuove forme

Straordinarie

Di solitudine...

Lontano da musiche,

Colori,

Gioia di vivere

Artificiosa...

 

Spenti in cliché

Già visti,

Mi paro gli occhi...

Lo scorrere di questi giorni

È pura e ragionevole ipocrisia...

Essere sempre così migliori

Mi scioglie le ossa

Fino a diventare

Un mucchietto

Gelatinoso

Di agonia...

 

Questo negozio

Con orari definiti,

Ritmi scanditi,

Prontezza

Di riflessi,

È il mattatoio

Dell'anima...

E forse

È studiato a puntino

Così...

Per non lasciare niente

Ai giorni, farli trascorrere

Così...

Dando un ordine...

Per far continuare

Così

Una società,

Creata dall'inverosimile

Trinità

E destinata prima o poi

All'olio ogni

3x2.

Mostri

 Ho bisogno dei vostri mostri,

di conoscerli, di prenderci un tè;

penso siano personaggi interessanti

in luoghi della mente mai visti.

Ho bisogno dei mostri, anime sincere,

attori senza parte, parte dei giorni,

puri egoisti dei sogni.

Non voglio gli altissimi, vade retro

purissimi, perfette entità speranti,

buoni con buoni nascondigli

e buoni consigli;

Mostri verdi, tremanti, appiccicosi

e vomitanti, perfette imperfezioni

di irragionevoli urla dei vinti.

Mostrami il mostro che sei,

riluttante e libero asceta,

con anima finalmente incandescente; vero

nella vera e rilassante comprensione

di un viaggio di “tersa” classe.

Mostra, mostriciattolo, il tuo valore

nei parametri striscianti, calcolati

per esser personaggio interessante,

con i cliché del tempo

o anticipatore di nuovi grugniti

nello specchio di brame

e sentimenti spiccioli.

Il mostro che mostro adesso

non è un corto circuito

ma un collasso vanitoso,

desideroso di approvazione

o romantica ribellione,

commerciale rivoluzione

e studiosa e progettuale

risoluzione.

domenica 13 febbraio 2022

*

 Ma cosa te ne fai d’una poesia,

se il mondo va avanti da sé?

Se tutti mostrano il cuore

solo per farsi ammirare,

se tutto va avanti senza rumore,

senza capire il tuo stato d’umore...

anche i facoltosi dell’amore

non conoscono i tuoi sentimenti,

ma cosa te ne fai d’una poesia

tra i barbari illusori? Buoni

samaritani che spendono parole

solamente per una pubblicità

del loro sacro splendore...

cosa te ne fai d’una poesia

e della sua delicatezza?

D’una semplice carezza?

Se tutto è un simbolico gesto

dettato da un io grandioso,

in combutta col nemico

e che si perde in oceani

di dimenticanza...

 

Schifosi, austeri... Dei

della gratificazione,

parlate d’amore

ma siete lontani

anni luce...

siete a sbavare

sul proprio essere

anche se non vale

un millesimo

del vostro credere...

intensificate

piccole sagre

culturali

e nuove speranze

filosofiche,

sapendo che

sono stantie

come la vostra voglia

di dominare il mondo,

come un modulo

da compilare

per dare accesso

ad un nuovo sogno.

Liberate lo spazio

dei vostri pensieri,

lontano dal commerciale

creare, per avere o essere

e gridate finalmente

quel poco che siete

e che siamo... senza cadere

nell'individuale amore di sé stessi

che giunti fino a qui,

negli inferi, per forza

dobbiamo esser speciali,

i nostri pensieri i più giusti

e leali... in barba

ai milioni di esseri nel mondo

che vogliono prendere posto,

forse aver torto, ma dare

un abbraccio... prima di pensare

a cosa farne d’una poesia.

venerdì 7 gennaio 2022

ULTIMO STADIO

Vorrei vedere ancora sole,

non ho fatto nulla di male!

Adesso, vecchio tornato bambino,

sono ancora più indifeso

e figura compassionevole;

qualsiasi cosa abbia fatto, vorrei

vedere ancora un po’ di cielo,

nei tremori deboli del tempo

riuscire ad alzare lo sguardo.

Anche a non esser santo

vorrei vedere ancora il monte,

questa condanna a morte

che pende

dalla venuta al mondo,

è un salice piangente

che non vede più

foreste.

Qualcuno, ad aver ascoltato

il serpente, ha esiliato

anche me, schiaffato

in un parco giochi

divertente,

dove si ride e si piange

e si è condannati

in una cella isolata

dal corpo e dalla mente.

 

Vorrei vedere ancora le stelle,

incrociare ancora gli sguardi,

esser il solito brontolone

che non va mai bene niente.

Vorrei salire sui soliti irti

sentimenti, gestiti male,

criticati dai professionisti

sempre sul filo del normale

che mai sbagliare o eccedere;

regalare emozioni sorpassate

ma in quel momento

sacrosante e pirotecniche!

Vorrei all’infinito essere

visto che il non essere

mi ha fregato, ed indietro

non posso tornare.

 

Vorrei scendere dalla giostra

senza esser rassegnato

o colto di sorpresa,

fare un altro giro

è impossibile,

faticoso

ripartire da capo.

Vorrei essere impassibile

di fronte a questa regola

e dare importanza

ad ogni ordine;

nel disordine d’ogni credo

chiudere la bocca, andare avanti,

senza cedersi rassegnati

a qualsiasi dogma.

 

Vorrei tornare a ricordare

ogni minuto passato,

sprecato, allucinato,

non più mio ma di altri

dopo l’ennesimo passo

dell’uomo cambiato.

Vorrei essere io

od un io migliore,

ma sempre qualcosa

che arriva a fare

per dimenticare,

non aspettare il traguardo

per esser ricordato.

Vorrei vedere ancora il tramonto,

senza avere quel groppo in gola,

un nuovo sguardo al giorno

che finisce esausto

e dolcemente riposa

mentre ne arriva

un altro.

 

Vorrei, vorrei, ma poi cosa vuoi?

è eternamente sbagliata

la vita degli umani,

sempre a desiderare

o cercare spiegazioni.

Tutta la superiorità

con le altre specie

non serve a nulla,

se non a rivangare

e passare il tempo

a trovare un senso

dove non ce n'è

bisogno.

Un senso non c’è

e se è così ben

nascosto,

non vi è necessario

calcare la mano

per trovarlo.

 

Intanto,

mi godo ancora questo sole

come fa, giustamente, ogni animale.

Riparto di scatto, che il corpo

ancora è sotto controllo.

 

Anche tutto ciò, questo

che ho scritto intendo,

ha poco senso.

Inizio a correre contro

ogni destino, cogliendo

la fine delle ere

e senza trovare

la fine ed il filo

di questo

eterno e travagliato

girovagare.

ODE DEL PIÙ E DEL MENO

In un mondo

discordante,

cerco la nota

migliore

per "chiedere"

in bellezza.

Chiedere

confort

all'umanità:

Tu, sia per gli altri

fonte d'ispirazione

o disprezzo,

non importa,

non ti sentire minacciato

dalle notizie o dalle astuzie,

almeno con me.

 

Io voglio campare

e cantare, guardare

il sole, da solo,

con altro occhio

e altro cuore;

spengere

l'incendio

dei sentimenti

con altrettanto

calore,

non avere

come ideale

nient'altro che

passare nel mondo

con rispettoso animo

silente, nella mia

personalissima

parabola discendente...

saper ridere, non degli altri,

bensì con gli altri,

parlare del più o del meno

senza preoccuparmi

dei salotti o d'un ruolo

serio o scemo,

d'un cliché

nato dalla voglia

d'un originale

stil-novo.

 

Noi siamo qui per dimenticare;

ciò che non sopportiamo

lo rimandiamo,

ciò che ci ricorda

lo disprezziamo

con meschinità,

con tono

di sufficiente

maschilità...

ciò che è detto

è sport,

ciò che è contraddetto

è hobby...

continuiamo ad esser

gli specialisti

d'ogni argomento.

La propria verità,

un calzante

ed innalzato

credo,

un odio ancestrale

per ogni punto di vista

discordante, per infine poi

dimenticare.

 

Essi non vestivano

stereotipi,

ascoltavano la musica

celeste dei mari

e dei cieli,

innamorati della luna

e di cose così;

dei piccoli dettagli

d'una strada,

d'un gatto che la

attraversava,

giganti storie

mai successe

tra alberi

e prati,

libri letti

da un lampione

di notte

solitario;

senza importanza

per quello che si fa,

senza dirlo orgoglioso

al postino delle stelle.

 

Voi che brancolate nel buio

lo sapete bene,

voi che avete afferrato

la vita, come sapone,

come sapore,

lo sapete

bene.

 

Si sa bene

parlar bene

alle feste

di potere,

parlare meno

del proprio

fare.

Oggi disconosco

la parola, sia parlata

che scritta, cedo

ogni sussulto

dell'ego;

voglio far parte

d'un quadro

naturalista,

un piccolo puntino

dimenticato nella steppa,

poiché non voglio dimenticar

il mio vero ruolo,

la mia vera natura selvaggia.

Più o meno, ad ora,

è così.

*

 Voglio imprigionare Dio nel mondo

e vedere se fa meglio, meglio

di qualsiasi altro:

meglio di chi si è perso,

di chi è triste, di chi non ragiona

con la sua testa, di chi si sente

una massa e una statistica,

di chi rutta e mastica,

di chi impreca alla finestra.

 

Voglio imprigionare Dio

e giudicarlo dall’alto:

guardare ogni sua mossa

ed essere giudice del suo

paradiso, veder perdere

gli affetti più cari, dargli

un futuro poco chiaro

in mezzo a giorni precisi

e ripetitivi; voglio dargli

questa sfida e voglio che

ne sia grato, per questo.

E che non mi chiami "porco!"

(solitario in una stanza buia...

come alle volte faccio io).

 

Voglio imprigionare Dio

quaggiù e dargli il peso

degli anni, la dolcezza

di un vecchio che ricorda

i suoi tempi;

i dolori, gli acciacchi,

l’incomprensione, le paure

e le azioni vigliacche.

 

Poi... una volta finita la prova

dargli un caloroso abbraccio

e dirgli:

<< Qualsiasi cosa tu abbia fatto

sei mio figlio, l’inferno in cui

sei stato è solo un miraggio! >>.

martedì 7 aprile 2020

LA CHIMICA DEGLI ELEMENTI



Luci che si spengono, luci che si accendono, luci che si spengono, luci che si accendono, luci che si spengono, luci che si accendono… musica, musica, musica… e lei balla, io ballo, le ballo sempre più vicino, ci abbracciamo.
Esco fuori a fumare una sigaretta. Esce pure lei e mi raggiunge. Si presenta, mi presento. Mi inizia a parlare di sé:
<< suono uno strumento musicale il basso, ho la cresta, sono anarchica. Perché i giovani che suonano con la cresta sono anarchici!. Ci sono un sacco di posti, tipo centri sociali, dove esprimiamo le nostre idee di libertà, noi dentro e i fascisti fuori a mantenere l’ordine. Io ho studiato e sono laureata, la sera esco e mi diverto. Ora c’ ho una botta incredibile………. Bla bla bla >>
La bacio, ci baciamo per qualche secondo poi si stacca << ho una semispecie di fidanzato, è laggiù ci sta guardando >>. Mi giro, lo saluto con la mano.
Io sono ubriaco, scrivo poesie anarchiche.
Mi dice che lei non appartiene a nessuno, però forse quella semi-specie di fidanzato si arrabbierà un po’, ma non ora perché è “fatto” ed anche i suoi amici sono “fatti”.
Io sono ubriaco fradicio.
Mi dice di lasciarle il numero. Ce lo scambiamo. Poi mi raccomanda: <chiamiamoci!>.
Adesso, loro, vanno in un locale incredibile dove suonano musica, molto ribelle e underground.
<< Siamo a piedi. >>
<< Vi ci porto io. >>
Alla macchina sono uno-due-tre-quattro-cinque più io.
<< Entrate tutti dai stringetevi. >>
Si parte. Lei mi chiede scusa per i suoi amici. Non parlano sono taciturni perché sono “fatti”.
Io sono ubriaco.
Ma i “fatti” mi fanno subito notare che sto bucando i semafori rossi. Uno dietro, un elemento con sciarpetta universitaria “fatto”, mi dice: << attento-fermati-è-rosso! >>. Per fortuna mi fanno notare queste cose perché io sono ubriaco fradicio.
“Sweet home alabama... tatataratatatara…” suona la musica nella vecchia-scassata automobile con cinque “fatti”… e uno ubriaco…
Attraversata la città, col silenzio dei “fatti” e la parabola degli avvinazzati, si arriva al punto ics… locale gestito da uno forte, uno ganzo… o come dicono adesso i giovani (che-cazzo-ne-so) un tipo giusto, un tipo ok… boh!
M’invitano ad entrare ma declino. Sono ubriaco ma non cerco scuse: << ciao a tutti carissimi, me ne torno a casa, come farò senza di voi?! Nessuno mi avviserà del colore del semaforo! Vabbè dai, divertitevi, w l’anarchia, ciao >>
“This is the end, my only friend the end... nanananananaaaa...” la musica è cambiata.
Torno a casa, non la chiamerò di certo.
Io sono uno scrittore anarchico... io son già meno ubriaco.
Chissà se a loro è passata la “botta” minchia ooooh… anarchia, mah si, non so cosa voglia dire di preciso, mah si, rinchiudiamoci in dei titoli:
- Sir. F. gran scrittor anarchico malandrin sciarpa avventurier -.
t-h-i-s i-s t-h-e eeeeeennnnddddd!.


L'antico borgo digitale



Tik tok, c'è nessuno?
Tra balletti scemi, amici virtuali..
comunico a tastoni..
.
immagini sorridenti,
qualità, filtri
e dopo un flash
si torna arrabbiati
e penitenti..
non ho tempo di farmi un'opinione,
allora appalto i miei pensieri
ai personaggi più seguiti,
stato di polizia permanente,
giudicante, la gioventù
è più beghina
di un clericante..
.
sfido alla vanità,
metto in mostra
una mostruosità di nulla,
siamo protagonisti
di una novella 2000,
un rotocalco vivente
avvilente.. e siamo noi
che siamo ancor meno interessanti
delle persone "cosiddette" importanti..
.
la luce blu del monitor, il volto pallido,
i diti affannosi a mandar via opinioni,
verità scomode, trattati scientifici,
inopinabili verità..
senza alcun titolo ne umanità..
.
e poi
il gioco delle divisioni,
su tutto tranne che su
fattori importanti..
un bel popolo diviso
è un popolo che non potrà
far altro che raccomandarsi
ai suoi santi..
.
guardo le scie chimiche di balle,
al grande accesso e successo
della disinformazione,
sono furibondo perché
trovo volatili e volubili certezze..
l'immondo rumore e stress
hanno straziato e logorato
il silenzio e la poesia..
.
un tardo medioevo è arrivato
così presto, così svogliato..
ha messo a tutti il cappello dell'attore,
una dimostrazione continua di valore,
un saltarsi sulle spalle e scavalcarsi
perché sembra questo lo scopo ultimo..
godere di altro è impossibile,
l'uomo è passivo
passibile di vergogna,
recitante parte di carogna,
forte, autorevole per forza,
assolutamente scoraggiato
a riflettere (appoggiato ad un albero),
a muovere il corpo (dondolante),
a provare compassione
e cose astruse dall'altro mondo..
.
mentre chi critica
si lascia alle spalle l'umanità
e non serve molto
se non per affilare il suo io
e la sua vanità..
.
chi racconta verità
è il nuovo eroe biondissimo,
dall'alto della cultura
spiega ai culturisti
quanto è migliore di tutti,
per non annoiare troppo
fa qualche battuta di gran colpo,
assolutamente non-politicamente-
corretta,
e strizza l'occhio ai suoi seguaci...
.
ogni tipologia d'uomo
si racchiude in un guscio
(riconoscibile)
di persone che viaggiano
sulla propria linea..
e tutti questi mezzi segmenti
formano tutti insieme
la tribù più varia che si sia mai vista..
oddio.. sarebbe anche un bene..
peccato che le categorie
siano molto settarie
e i dialoghi all'esterno
siano molto poco
amichevoli..
.
troviamo ancora
mille modi per dividerci
e dopo il diritto di voto
siamo così pudici
da avere la gioia del diritto
ad insultarci..
.
e poi
a ripetere infinite e vuote preghiere
tristi e sconsolate,
in luoghi freddi e bui..
a ripetere azioni indubbie,
a vivere per il mercato,
per il dio delle banche
e del prodotto interno..
girando come la terra
su se stessi, nei giorni
senza rallentare,
per non perdere l'occasione
di sopravvivere in altre maniere..
a non imparare nulla dalle letture,
a tenersi sempre stretti la sciarpa al collo
e non scoprirsi per nessuno,
a non vedere niente di quello
che è il viaggio,
a non sentir più niente,
a rinchiudersi dentro
la propria megalomania,
a correre dietro rivoluzioni fittizie,
a sentirsi vivi negli angoli della legge..
.
e poi
un bel Cristo di silenzio,
un bel Cristo di primavera,
di cani che abbaiano al vento,
alberi secolari guardinghi,
prati profumati,
piccoli insetti animati
immersi in loro mondi..
ed il cielo che si fa scuro,
il sole fa posto alla luna,
i vecchi giorni che son passati dai soliti posti
e sembrano toccarti..
la frenesia che ti porta via, lontano
non ha anima, è assassina dei giorni,
porta via gli affetti.. mentre i gatti
non sono distratti dalla borsa,
il topo non ruba in appartamento,
una colomba fa pasqua..
.
e poi
riparte come sempre la corsa
ad una vacanza, ad una speranza..
lasciamo in sospeso a Settembre,
guardiamo a chi non è dei nostri
come tifoso della squadra avversa..
l'opinione di quelli più bravi
non sembra tanto differente
da quella dei cattivi,
è un'ipocrisia identica
ma con la ragione
inversa
dettata sempre
da un'annacquata
etica..
.
è tempo.. è arrivato il tempo,
di fare orge virtuali, saluti,
auguri.. senza sorrisi
passando a meno che
tu non sia schermo..
e nello scherno sollazzo,
vanesio beffardo..
ritroverò l'antico calore
di sorridere e pasteggiare?
passeggiare all'aria aperta
senza aver paura
d'una costruzione troppo diretta?
.
Archimede fotoritocco allegorico..
carriera magica.. soldi, lusso,
cartina geografica.. rabbia
imprecisata, nessuna risata..
auto rombante, fusto trombante,
vestito sgargiante, parola fetente..
nei giorni di giovinezza, poi..
cosa resta? - Un tributo alle tasse,
allo sviluppo del proprio paese,
un pizzico di burocrazia,
lo stipendio a fine mese..
poi.. musica indefinita
assolutamente non
indelebile,
generazione di passaggio-
cross-tiro in porta e
goal no-goal..
.
poi
sono qui a dire cose..
sono una lumaca,
amo l'amaca..
penso uguale
pari - pari
al mio tempo,
non me ne vergogno,
cado sempre in contraddizioni
premo il clacson, ho furia,
non penso.. impossibile
essere coerenti (d'un lato)
col proprio ideale,
come con se stessi
e dire ho sbagliato..
.
bramo, bramo, sì bramo..
bramo una lenta riunione
a cuori aperti, a cellulari
spenti.. tornare a creare
per se stessi.. e un'industria
che non voglia la tua anima
invano..