venerdì 15 marzo 2013
RUGGINE
piove, lacrime d’acqua dolce,
non ci puoi far nulla se i lampioni
si agitano, batte in ritirata la luce
dell’uomo… luce, piena di fili e spini,
che sorregge il vomito-catrame d’una
via di fuga… scroscia, perpetua la stagione,
che sì ripete… a fine giro batte il pendolo
e ricomincia tutto daccapo… sirena, brividi
lungo la schiena, vecchie generazioni sfuggono
in ritirata, il pianto d’un giorno, sgretola un
monumento che nessuno si ricorda, domani…
un muretto, da star seduti, è diventato una
prigione, le ringhiere offendono il cielo,
lo accoltellano, lo ammazzano, lo violentano…
w il nuovo re del pop… che assomiglia a quello
vecchio… qualche anno fa, non interessava
a nessuno, il richiamo a creatività improvvisata,
immagine-pubblicità di visi pallidi-squallidi, o
neon, crema-gelato da spalmare sulla noia
d’un invecchiare… una nuova via, via, via
per andare via… via da giorni scritti
da moduli timbrati, via dalla invadente
debolezza-spavalderia del caos… regna
sacra, la nebbia di montagna, allontana
tutti dal suo sogno-orgasmo… e giù
per parapendii… cade-corpo… un grido
forte, contro lo scorrere inquadrato
d’un fiume…
finché un tuono maestoso, spacca, rompe,
martella… fa bummm…bastardo, malefico,
traditore… tutto ad un tratto ti ricopri
di vernice e tisane… come è possibile
spiegarsi la limitazione obbligatoria?
Facile, vedi la ruggine che salta fuori,
domani, un po’ meno di ieri, e gratti,
gratti, gratti,
poi il pezzo allo sfascio… guarda da solo
la nebbia d’un cortile di notte… ed ha trovato
un amico
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