venerdì 6 settembre 2013

DINO

e poi c’è Dino, cioè io…
che volevo un mondo perfetto,
ma ho perso, allora mi son messo
a bere, per avere il solito effetto…
anche adesso, appena uscito
dal curatore dell’anima mia
cerco un bar, in questa via…
questa via fa schifo… immondizia
e marciapiedi crepati, come le case
e come chi vi abita… semafori
scrostati e pallidi… auto frenetiche…
puzza di piscio e grida malate…
nei bassifondi di città turistiche
organizzate… eh sì! Sono sobrio –
eccolo lì… angolo della felicità…
così c’è scritto…
entro…
si sente qualche giovane-inconsapevole
risata, musichetta della radio, luci colorate
e chiacchiere sganasciate di vecchi incazzati
e lavoratori assumono birra-gioia dopo
una straziante-ennesima giornata di incubo
operoso… io mi siedo su di una sedia,
quelle alte da bancone… appoggio
le mani al banco… è una buona posizione
per bere… slaccio leggermente la camicia
sdrucita a fantasia passiva… e chiedo
il boccale… sarebbe bello se qualcuno,
proprio ora, mi dicesse: <beh, com’è andata
dallo strizza cervelli?> ed io gli risponderei:
<beh che vuoi… bene, ma non si direbbe!>
e non me ne accorgo ma son già a mezzo,
chiedo il rabbocco di whisky? No, meglio
di no… è ancora sera, sera presto… e la
prima birra, finita…
mi giro… il mondo è un attimino migliore,
quasi una gioia, breve sorriso ed un fanculo
al dottore…
esco…
è già buio, i lampioni macchiano l’orrenda
gabbia di cemento con luce gialla-realtà…
vedo ombre che sfuggono… ma dove vanno?
In questo incasinarsi di direzioni, il balletto
sincronizzato della pazzia si scontra
con semafori rossi… clacson-urlo… qualche
goccia di pioggia-umidità… calma progressiva
rientro a casa… guardo dalla finestra…
che orrore, il lento finire della vita…
il giorno è finito da un pezzo, tutti
si affrettano a fare cose loro, dopo
interminabili ore fastidiose a sentirsi
una merda, a fare cose di merda, per
una causa di merda… la sopravvivenza!
Poi la calma, arriva sempre… sta stronza…
appaiono puntini nel cielo nero… nuvole
grigie se ne vanno, anche loro deluse…
passa un po’ di vento tra i vasi ai balconi,
la luna esce rigogliosa, signora-tenebre,
affascinante allo scuro, che inondi i muri
di luce magica nei vicoli perduti, che
perdono la corrente elettrica, ma godono
di lei…
passano gli ultimi schiavi, si scontrano
tra loro con sorrisi eleganti-cordiali,
nessuno ha capito la rabbia-insoddisfatta
di nessuno… ma come poterlo dire,
come poter passare da debole per primo
se poi l’altro non contraccambia?
Chiudo gli scuri…
intorno a me la stanza… luce accesa…
brutta faccia allo specchio…
sta finendo l’effetto…
apro un’altra birra… mangio del prosciutto
cotto, in confezione aperta da due giorni…
puzza di cadavere… stretta di stomaco…
gioco finito… giornata finita… domani
al mio lavoro… bevo un sorso lungo
dalla bottiglia 0,66

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