Suona chitarra, lievemente pizzicata,
trascende dal suono ipnotico
sino a distese di piante secche e sabbia –
urla voci, disperate, in cabine vuote
e in un attimo, se guardi bene, il deserto
è sparito –
chiuse, quattromura bianche, sepolcro
di tavolino polveroso e ampolla di vino
con macchie nere di smog – dipinto
in continuo movimento –
foglio bianco, pronto ad esser macchiato
da insane voglie d’immortale presenza…
violenze nell’anima, tematiche sociali
tutti si spendono in mirabolanti
opinioni sterili –
come il bicchiere, e poi due e poi tre
mentre vecchie signore si spendono
in lodi al signore, che si nasconde
e volta le spalle –
praticando un po’ di sport
si può diventare belli, come i
ragazzi allegri dello schermo tv…
impegnati a migliorare l’estetica
“messaggio importante”
e non mi viene fuori la voce
poiché siamo nell’era dell’immagine,
sorriso di vento glaciale, bianco,
capelli come salici piangenti
odorano di corsia ospedaliera –
il gatto lecca la ciotola di latte,
al caldo-casa, copertina e onore…
e prima di mangiare il topo,
lo ringrazia, per avergli procurato
il posto di lavoro del cacciatore –
intanto fuori tira vento-piega alberi…
velato cielo-buio freddo,
lo schermo riproduce un caminetto
ma l’uomo bubbola perché quell’arnese
non riscalda – davvero –
divano-bara… e onori
all’uomo scomparso…
sprofondato nel sonno inquieto,
in giorni grigi che purtroppo non sono
incubi, ma sono la realtà – reagisci –
io sono diventato macchina,
cilindrata mille-e-bevi…
e riparti… prima d’impazzire ascolta
joy to the world – dei – three dog night –
riforestazione di cuore-cubo deserto
senz’aria, manca l’aria… compra l’aria!
gesù è reggae, dio è sinfonico-cupo… e le
note di musica-tuono-luci-notte-paura
restringono le viscere –
il negro non ruba lavoro, ma il politico
ruba il futuro… attraverso megafono elettrico,
sistemato in ogni angolo del mondo, getta
paura, come pesci che battono la coda di legno –
the end – musica spirituale –
volteggia il ricordo di urla diaboliche –
il cannone della giustizia non spara,
vien giù dal cielo acqua-calda-melodia
ma a me non succederà… vivrò…
come può succedermi un terremoto
visivo-emotivo – punto di domanda –
migliaia di dati e giustificazioni,
l’aria, non serve solo lei per vivere…
servono conti correnti e mutui e obbligazioni…
obbligati a restituire tutto il salario,
circolo vizioso, tutto torna alla casa base –
e con tutte queste cose ho perso il paradiso,
come posso credere ad un paradiso, quaggiù
schiaffato – punto di domanda – casomai
posso credere ad un paradiso fiscale –
.
e adesso un momento di consigli per gli acquisti,
pubblicità…
.
il gel ti fa bello, il profumo irresistibile, i muscoli
desiderabile, un buon stipendio sposabile,
un’auto sportiva rimorchiabile, un titolo
di studio abile ma noioso… meglio un
titolo nobile e spocchioso
.
il paradiso, il paradiso… stato dittatoriale,
democrazia azzerata (menomale),
anarchia irrealizzabile (peccato),
odoro di spirito celeste, lontano da ceri
di chiesa o decrepito invecchiare politico –
poi si aprono le borse… il gioco è servito…
il destino di numeri da statistica di pelle
e numeri, corre in un grafico… sei
visibile per la burocrazia… ti tocca di
pagà!… e le cravatte si stringono il nodo,
collaboratrici di vecchi petti induriti-grassocci
e pelo sullo stomaco – salute a te,
io vado via… a provare a vivere… chiudo l’irrealtà…
start – arresta il sistema!
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