martedì 4 giugno 2013

DALLO PSICOLOGO

mi dica, di cosa ha paura?
.
Ho paura delle persone in cravatta,
nascondono qualcosa sotto la
maschera del sano e perfetto
vestire… meglio le persone
trasandate, che non s’impegnano
ansiosamente a passare per sani …
preferisco chiudermi in casa, tra
quattromura bianche e solitudine
stretta, poiché tutto è una delusione
straziante, soprattutto le persone,
in qual modo si voglia (vestite), ed
anche io, purtroppo, sono una
delusione… siamo imperfetti…
che strazio…
quando il sole si alza e spunta
dalla montagna, il rumore apre
i giochi, ed ogni azione o minima
intuizione, porterà conseguenze
irreparabili, o riparabili con sudore…
e poi ci sono le parole… fulmini
in un cielo pieno di fulmini,
e la sorpresa diventa il cielo terso
ed il canto armonioso di uccellini…
ho paura della sveglia di sempiterni
mattini… al dovere di lavare
ciabatte e calzini… adorare lustrini
e morire cretini… al dovere, asciugare
lacrime di whisky – risata sana – medicina
per la gola – fiore a ricordare – stop…
ho paura dei giochi doppi, dei desideri,
dello straziante-appagante obiettivo…
della lancetta dell’orologio, che brucia
il tempo e la pelle e la voglia… e trasforma
un giro completo in un completo fallimento…
ed il ricordo ed il sentimento, prendono spazio
per far tornare indietro il movimento… ma è
illusione… mentre ricordi gioioso, quell’asticella
corre sempre più avanti, come il vento…
per non parlare poi dei sentimenti dolci,
eh sì, per quelli qualcosa c’è sotto, non è possibile
al giorno d’oggi, perché è carino e galante, quali
schifosi-schizzofrenici-violenti-ruberecci motivi
quello stronzo-imbecille mi regala uno sfuggevole
sorriso? Meglio chiudersi a scudo nel giorno grigio,
piangere soli, tirare la catenella del cesso
e fuggire via…
e sai quando non senti apprezzamenti
per quello che fai, perché non va mai
bene nulla, ci vuole una qualifica, ci
vuole credibilità… e sai quando ce l’hai,
che bello, puoi scrivere qualsiasi assurdità
e sdoganarla a prezzo d’oro… che bravo,
che sorriso profondo, un po’ scurrile ma
lui rimane sempre lui… e tu rimani sempre
quell’incredibile niente che scrive scemate,
idiozie che non vale nemmeno la pena di
leggere, figuriamoci di pubblicare… poiché
se io scrivo “cazzo” è uno schifo, ma se lo
scrive un mito, allora tutti a fare il tifo… ma
infondo è un ragazzo, che vuoi! Anche se la
“cazzata” è uguale a quella che hai scritto te…
poi hai mai sentito la voce roca, oltretomba,
dell’impiegato, cinquant’anni, vicino alla
pensione? Non voglio un viso di cera,
un anima né bianca ne nera, occhiali,
viso spremuto-in-lavatrice affranto…
ogni mattino una scrivania di noce,
ripetizione atroce… fiacca la vitalità
tra moduli e numeri… un mattino
di follia che si ripete, quasi da
un eternità… una casa certo,
una comodità, un futuro
tranquillo che stranamente
non hai calcolato bene…
perché rimane insoddisfatta
la curiosità…
pareti bianche… c’è qualcosa
di più igienico e pazzoide
di pareti bianche? Forse sì, stampe
di quadri sconosciuti e vasi d’arredo
ed ogni cosa al suo posto… lineare,
come l’interno del tuo stare, del tuo corpo,
come cacare… e purtroppo persino come
il nostro, lavaggio-di-cervello, pensare…
bluff… la vita è un grosso bluff… vince
chi riesce meglio a bleffare… ma i conti
con se stesso li deve pur fare, allora si
accorge che a se stesso non può mentire,
e allora si sente male… non sa spiegare…
si chiude a riccio ed il mondo vuol menare,
forte deve passare, o il mondo l’inghiottirà
come un tacchino a natale…
poi arriva natale, un oasi di vacanza, che noia
infernale! Ma si può riposare… la vacanza è
un lavoro arduo… divertirsi, questo
è il momento, lo dobbiamo fare…
stressarsi per riposare e divertirsi…
eh già, lo stress… parola corta e veloce
per epoca veloce che non ha tempo,
guai avere tempo nell’era del progress!
La notte, appena prima di dormire, ti
manca l’aria… per pochi, interminabili,
secondi… ricominci a respirare… e ancora
resisti… lotta dura non farsi inghiottire
dalle tenebre del pensiero fatale, che
abbandona quello leggero e volubile,
quello spirituale… per la realtà cruda
di un insensibile morire…
datemi gli strumenti per poter pensare,
giudicare, avere opinioni… non fate
gli sciocchi, il mondo ha bisogno di cervelli
pieni di sapere e non pieni d’illusioni…
dove andremo, pieni di oggetti futili
e desideri diventati nostri… i signori
dell’economia ed il freddo studiare…
per i voti o soltanto per gli onori…
convinci la gioia a non scappare,
convinci il sentimento a tornare,
convinci il sorriso a venir naturale…
sale lontano, poi vicino… come un rutto
il medley… compra gioioso-fottuto uomo
il mondo è felice… non lo vedi? Non lo vedi
passeggiando al freddo inverno, uomini
lavorano duro… pizzetti induriti… al mese
arrivano ricurvi e poveri… ma il mondo è
una caramella, svenevoli sorrisi commerciali
e zuppe calde, in calde sciarpe nella notte
di luci… uomini che muovono luci, senza
direzione… e bidoni e fuochi… l’effetto
alcool è un po’ come l’effetto pubblicità…
e poi ci sono quelle belle feste del cazzo,
uomini forti di camicia ed una sopraelevata
elettrica e riscaldata… ragazzette musetti carini
e vecchie rughe brillanti, capaci di chiacchiere
bla bla bla blande, e risate orrende… luci colori
tra merda e ori… che i soldi indignati vomitavano
inchiostro, gridando: <assassini!>…
ho paura di vent’anni di sistematico rincoglionimento
del cervello di due o tre generazioni… come potremo
andare avanti con i sorrisi-illusioni dei viva-padroni…
ho paura della povertà che non si vede e che nessuno
sa, ma che tutti pian piano hanno, senza saperlo…
ho paura delle persone serie… perché devono mentire?
Ho paura dell’insensibilità che circonda l’inquietante,
circense società…
la bottiglia di vino sé desta, per
addolcire la realtà…
e figure di politicante alla finestra
cerca veloci sostenitori e nuovi accordi…
faccia-di-culo promette e si rimette sua
moralità ed onestà (pubblica) mentre
mangia e prega il dio degli ingordi…
sorriso stampato, capello rilegato,
pensiero registrato-concordato
col partito “noi pensiamo!”,
all’azione-è-archiaviato poiché dove
voleva, è arrivato…
ho paura della paura, non-protezione…
che si respira nelle orge di collettività,
festa di massa, individualismo-magma
che un uccellino dall’alto riconosce come
melma-macchia di colore che si muove
all’unisono, in direzioni specificatamente
indicate in segnali stereo-volitive…
voglio un urlo diabolico-matto, per
rompere il meschino-insano-tranquillo
vita giornaliera… come puoi chiedermi un
figlio, a certe regole, a certi stati…
a chiesa e stato…ma grossi pentimenti
non ne ho… tipo quelli di un dio… certo
che no…
ho paura della gente che mette troppe volte,
nei discorsi, la parola dio… sembra scaricare
o caricare le colpe ad altrui… il destino, l’amore,
le belle o brutte cose… tutto insomma…
e poi sempre pronti a giudicare… che bravo
ragazzo, ti dicono, poi giri l’angolo e sei
diventato una testa di cazzo…
ho paura dei flash e dei flash-ati… pronti
a spendersi ed a sbattersi su un credo
intoccabile, e le immagini bello-sorridente
della democrazia dell’immagine…
ho paura dei giorni – instancabilmente
uguali, delle tradizioni commerciali e non,
giorni che passano senza senso verso un
traguardo senza senso, a fare cose senza
senso, a pregare una speranza senza senso,
in sopravvivenza-amore-percorso senza
un cazzo di senso… rispettando e facendo
rispettare regole senza senso…
ho paura delle mattine buie d’inverno,
la sveglia-il freddo-il compromesso…
andare ogni giorno incontro
alla morte più che alla vita
normale, quotidiana, pervertita
dalla quotidianità costruita
per non impazzire…
e non sei nessuno nel grigiore di
terra grigia, un numero da statistica,
l’orgoglio è dato al 100%… ma la
fottuta vita rimane individualista…
giustizia chiamò l’uomo importante
e se lo portò a letto, l’ingiustizia è
la sorella facile per la massa
ingombrante…
giubileo d’oro… meccanismi
zero-mistici in matematica statale,
io preferisco la squadra ribelli
all’istituzionale…
odori di poesia marcia e complicata
che sembra intelligente, occhialini
e barba grigia o troia o vip o killer
facilmente sarà stampata…
ma se mi fermo un attimo, vedo
cose meravigliose, con le orecchie,
e ascolto musiche in 3 dimensioni
uauh – rumori di stelle –
rompe tutto, un aereo… destinazione
obbligatoria – la rotta –
e rotto il cielo… dio lontano…
muri, finestre e animali ignobili,
l’essere umano…
.
bene, ha tirato fuori un po’ di merda
che aveva dentro… la sua psiche
mi attira… ma per oggi basta così…
fanno cento-mila!

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