Perché, si era, e sono anche
adesso, sempre,
tutti uguali?!
chi è conformista,
parla, si veste
e fa tutto quello che si deve fare
per essere conformista…
chi è anticonformista,
parla, si veste
e fa tutto quello che si deve fare
per essere anticonformista…
che banda di stronzi!
scrivono poesie sconce
perché qualcuno l’aveva fatto,
scrivono poesie delicate
perché qualcuno l’aveva fatto,
bevono e si drogano
perché qualcuno l’aveva fatto,
stringono il rosario pregando
perché qualcuno l’aveva fatto,
fatto, fatto, fatto…
i problemi del futuro sono grandi
perché tutto è già stato fatto,
tutto è già stato detto,
ognuno di noi è stato preso per il culo
ed ha preso per il culo…
la storia sì ripete…
ho paura della frase: < io mi vanto >
mi stanno sui coglioni tutti,
niente di nuovo dal futuro,
pensate, anche questo sfogo (che sto scrivendo)
è già stato fatto, milioni di volte…
e come milioni di volte
nasce lo sfogo, la cresta sui capelli,
i vestiti neri e gli stivali,
il “io mi vanto nel auto-distruggermi”,
la rabbia, la voglia di rivolta…
e sapete perché l’anarchia non vince mai
e mai vincerà? – perché NESSUNO è quello
che rappresenta, che crede d’essere,
è solo conformista o anticonformista,
niente più…
e mai niente sarà una ragione di vita
ma solo un’apparente ragione d’esser visto…
e poi c’è quello che vuole esagerare,
sii, i miei miti mi hanno portato ad esser ribelle,
scrivo poesie, attenzione, con parole del tipo:
cazzo, culo, vaffanculo –
sono profondo ed intenso,
me ne frego di tutti,
sparo opinioni decise ed inequivocabili,
sono proprio un dritto, io…
le ragazze sono tutte ai miei piedi
per il mio fare maschio,
e alle autorità trema le ginocchia
al sentire, solo, il mio nome…
anche questo è già stato fatto,
fatto da idioti senza il minimo di creatività
ed onestà…
dio mio com’è stupido il “io mi vanto!”…
.
Ti prego vivamente, chiunque tu sia,
se scrivi, non farlo per il “io mi vanto”,
non farlo per il successo e per i lustrini,
non farlo per sentirti qualcosa,
non farlo per la comunità,
per maggior socialità,
per la perversione di stampare
un ghigno non sincero in volto,
per esser ricordato, puah!
te né prego… lo so,
e di me, no, non sono un maestro,
per carità! non voglio insegnare a nessuno…
lo so, anche io sto scrivendo ora,
non ti nego che mi farebbe piacere
ricevere tutto quello che non vorrei,
che sa di bello ed importante,
che riempie un po’,
e tu mi potresti chiedere: < allora perché cazzo hai scritto? >,
si, è vero, ho scritto, questo qua che leggi
è la prova… lo so,
ma a dirti la verità:
1 – mi fa bene personalmente
2 – mi fa sperare in tutto quello che non voglio
3 – mi tiene a galla, senza il “io mi vanto” –
ma ciò non è la mia ragione d’essere, porco cazzo!
lo vuoi capire o no! ciò è la mia ragione di vita,
non ho bisogno di vantarmi, non ho bisogno
che lo sappia il mondo intero, non ho bisogno di
fama per questo, non voglio riconoscimenti per questo,
non voglio nemmeno lettori per questo,
non voglio innalzarmi a nessuno,
anzi, casomai il contrario…
e questo non lo dico perché sono intelligente
e cerco la maggior filosofia umile
per l’immortalità, fanculo!
non mi rompete le palle!
si, scrivo oscenità, non me ne vanto
non me ne frega nulla (davvero)
non voglio niente,
l’immortalità è esser classificati storicamente:
poeta classico
poeta naturalista
poeta maledetto, ecc. –
nient’altro,
e poi passati gli anni
ci saranno altri gingilli su cui
sarà attratta l’attenzione…
dio mio, come sono noioso, cazzo!
.
Non voglio nulla neanche qui, in paradiso.
.
Oh, ecco, la mia poesia l’hanno scoperta,
un critico, l’esamina come un’autopsia,
uno psicologo trova i risvolti pedagogici,
un editore, i risvolti economici,
tutto è morto, prima di morire è morto…
e gli altri, quelli che agli angoli delle strade
proclamavano ad alta voce
i loro poemi prosopopeici,
la loro creatività sarcastica e alla moda,
hanno vissuto come papi,
spacciando farina e rubando il pane…
e la loro poesia non è neanche morta
perché non è neanche mai nata…
la loro vita non è stata dedicata alla poesia,
per intero, sempre in ogni situazione,
.ma a turni, tra una sega e uno champagne.
Appena, poi, sono morto,
mi sono accorto che la poesia
era da qualche anno che non esisteva più…
gli editori non la volevano,
i lettori erano titubanti,
i pochi poeti (si fa per dire, in tutti i sensi)
annoiavano ai reading,
poi nessuno aveva voglia di un reading,
e tutto si perdeva, anche quel poco…
col passare degli anni
e col passare delle tecnologie,
la poesia è merda, anzi,
neanche, è un boh…
nessuno sa cos’è,
e quei fogli che hanno scoperto all’inferno,
(dopo la mia morte) si, quelli miei,
sono guardati con diffidenza,
con il “cos’è questa roba”,
poi hanno scoperto
< ah, queste sono semi specie di poesie >
tutto già fatto,
e andarono cestinate.
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