Le anime si erano perse… affogate nella merda… e non una mano che le aiutasse a tornare su… neanche una piccola spinta alla risalita. La merda era oltre la cintura, nessuno che volesse vedere un uomo e la sua cintura. Immersi nei giorni della dimenticanza, capaci solo di ascoltare uno stomaco assai peloso. Anime che bevono anime, anime che stuprano anime… uomini con mille teste di colore rosso. È l’apoteosi degli spasmi e del godere, e del dolore. Il menefreghismo di un non-sorriso… di una non-estate… di tutto quello che è pregiudizio. Vedo paradisi di note e voci soavi che cantano la bellezza di non esser mai nati, o di esserlo, per ascoltarli. Cieli di blue inimmaginabile fuori dal caos nero dei giorni. Anime si erano perse… o si erano ritrovate, Ma certo è… che Non volevano più tornare indietro. Indietro c’è l’ipocrisia di ometti gonfi di ideali e di produzione, davanti a me ci sono colline a perdita d’occhio, nuvole bianco panna, sorrisi mai visti di angeli biondi, vento trai capelli, risate di giovani Inconsapevoli, carezze di un dio finalmente buono…
Le anime si erano perse… in puzza di piscio dei vicoli, di una società chiamata civile. Viva i posti mai visti, i posti visitati con la mente, i posti dove il boccale è pieno e lo stomaco non vuole altro che fame di calore… fame di una gioia in più. Le anime si erano perse… in latitudini sperdute, irraggiungibili ed incontaminate… dove l’uomo è ancora da scoprire, dove l’uomo non sa ancora d’esser malvagio. Le anime si erano perse… in una stanza buia come il buco del culo di un elefante… e tale l’odore…
Fuori il tramonto pallido e povero, di un quotidiano, squallido… come credo nemmeno il peggior dio avrebbe mai immaginato e voluto…
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